Aprire una sala da tè: iter e requisiti
Nata come una tradizione tipica inglese, quella della pausa tè del pomeriggio è diventata negli ultimi anni un’abitudine molto diffusa in tutti gli altri stati europei.
Anche l’Italia sta riscoprendo quest’abitudine, e proprio a tal fine molti bar si stanno attrezzando con l’apertura di salette riservate. Aprire una sala da tè non è un’operazione difficile dal punto di vista commerciale, ma richiede particolare attenzione al fine di fare tutti i necessari passaggi a livello burocratico.
Anche se le tè room sono un luogo appositamente creato per la degustazione della bevanda, bisogna comunque cercare di fornire dei servizi integrati, proprio per questo molte sale mettono a disposizione anche la consumazione di altre bevande quali caffè e cioccolata, ma anche pasticceria raffinata e originale.
Importante nella decisione di aprire tale genere di attività è scelta della location, che deve essere posta in un luogo facile da raggiungere, ma che abbia un grosso passaggio di gente. Le location ideali per questo genere di attività sono i centri di grosse città, soprattutto per quelle a vocazione turistica, o luoghi in cui sono presenti strutture quali centri commerciali, luoghi di lavoro o di studio, zone con alta densità residenziale.
L’iter burocratico necessario per aprire una sala da tè
La procedura amministrativa e burocratica necessaria all’apertura di una sala da tè non si discosta molto da quella concernente qualsiasi genere di attività commerciale. Partiamo con il locale, che deve essere a norma dal punto di vista igienico e sanitario e avere a disposizione tutte le certificazioni e di agibilità ed edilizie necessarie in base ai regolamenti comunali vigenti.
Dal punto di vista dell’azienda, andrà aperta una nuova partita IVA presso l’Agenzia delle Entrate ed fatta l’iscrizione al Registro delle Imprese della Camera di Commercio della propria zona.
Trattandosi di un’attività in cui avviene la somministrazione di bevande e alimenti, dovrete ottenere l’apposito nulla osta che è rilasciato dall’ASL a seguito dell’effettuazione di uno specifico corso con tanto di esame di valutazione finale.
Non sono richieste ulteriori licenze specifiche per avviare una sala da tè, pertanto è sufficiente presentare al Comune la SCIA, Segnalazione Certificata di Inizio Attività, e attendere i trenta giorni di silenzio assenso per poter avviare la propria sala da tè.
Come aprire una sala da tè: la scelta dei prodotti
Il tè è una bevanda disponibile in tantissime varianti di qualità e gusti, pertanto al fine di soddisfare una clientela che sarà esigente e raffinata, dovrete mettere in campo una vera e propria carta dei tè, proponendo delle miscele appositamente selezionate al fine di garantire qualità e soddisfare i molteplici gusti della clientela.
Importante è quindi trovare il fornitore giusto, e sviluppare una cultura in termini erboristici per poter garantire alla clientela consigli su quale tipologia di tè servire.
Il target dei clienti è davvero particolare, troverete persone vegetariane, non comunissime, proprio per questo la scelta dei prodotti deve essere fatta con un’ottica e visione di vita differente da quella abituale.
I costi per l’apertura di una sala da tè
Per aprire una nuova sala da tè è necessario sostenere i costi per la messa a disposizione del locale, che potrà essere di proprietà o in affitto. A questi vanno aggiunti quelli per l’acquisto dell’arredamento e attrezzature, non che per la prima fornitura dei prodotti.
Per avviare l’attività bastano anche 20-30 mila euro, ma le cifre variano secondo le dimensioni del locale utilizzato e della presenza o meno di personale, che incide per quanto riguarda i contributi da versare in termini previdenziali.
Differenti sono i costi da sostenere se l’attività è aperta con la formula del franchising, in questo caso sarà il proprietario del marchio a mettere disposizione l’arredamento, le attrezzature, la materia prima e a garantire formazione e pubblicità all’attività. In questo caso, ovviamente, saranno ridotti i guadagni derivanti dall’esercizio dell’attività.
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