Come aprire un ristorante giapponese: iter burocratico e costi
La cucina orientale, e in particolar modo quella giapponese, sta conquistando sempre di più i palati degli italiani, diventando una delle più apprezzate. I programmi di cucina spopolano sulle reti nazionali e si tende costantemente ad allargare i propri orizzonti alimentari, provando cibi nuovi e allontanandosi dalle tradizioni nostrane, per gustare pietanze straniere e conoscere meglio anche la cultura culinaria di altri paesi.
Investire nell’apertura di un ristorante giapponese quindi si può rivelare come una scelta vincente e innovativa, che permette di inserirsi in un mercato redditizio e in esponenziale crescita, non ancora inflazionato e con margini di guadagno considerevoli.
Chi decide di aprire un ristorante giapponese o un sushi bar deve tener conto dell’iter burocratico da seguire e dell’investimento iniziale da fare, con l’obiettivo di realizzare un’attività di successo.
L’iter burocratico per aprire un ristorante giapponese
Per aprire un ristorante giapponese è indispensabile essere in possesso di una Partita IVA e istituire una società individuale o di persone, da iscrivere all’interno del Registro delle Imprese presso la Camera di Commercio più vicina, comunicando quindi l’inizio ufficiale dell’attività ristorativa.
Messe in regola le posizioni INPS e INAIL, si procede con la richiesta della documentazione SCIA, cioè la segnalazione certificata di inizio attività, e il conseguimento delle autorizzazioni per la somministrazione degli alimenti e bevande, frequentando un corso SAB e ottenendo la certificazione HACCP, relativa alla normativa igienico-sanitaria in vigore.
Dopo questi primi passi, ci si può dedicare alla scelta del locale commerciale e alla firma del contratto di affitto. Il futuro ristorante giapponese verrà infine ispezionato dall’Azienda Sanitaria Locale e dai Vigili del Fuoco, per ottenere il nulla osta igienico-sanitario e sulla sicurezza.
Aprire un ristorante giapponese: costi e investimenti
Aprire un ristorante giapponese richiede un investimento di un capitale iniziale per il disbrigo delle numerose pratiche burocratiche, per la ristrutturazione e per la messa a norma del locale commerciale, nonché per l’acquisto delle attrezzature necessarie per avviare l’attività ristorativa.
Il budget d’avvio deve tenere conto anche dei costi per gli adeguamenti di impianti, degli allacciamenti alle reti, dell’allestimento del locale, dell’eventuale affitto mensile, delle varie tasse e utenze, del pagamento dei fornitori e degli stipendi per i dipendenti, qualificati e ben preparati anche sulla cultura giapponese.
Per aprire un ristorante giapponese servono essenzialmente un bancone refrigerato, macchinari per la lavorazione del pesce fresco, attrezzature e utensili da cucina. I costi iniziali si aggirano intorno ai 30.000 euro circa. Il menù deve contenere prodotti freschi e di prima qualità, per cui il costo delle prime forniture può arrivare anche 15.000 euro.
Non bisogna trascurare la possibilità di avviare una buona campagna di marketing, per far conoscere il ristorante giapponese nella zona, tramite una promozione pubblicitaria ben ideata e che sfrutti tutti i canali a propria disposizione, dalla televisione alla radio ai social network.
Consulenza Gratuita
L’iter di avvio di un ristorante giapponese è complesso e prevede diversi passaggi, con un disbrigo corposo di pratiche burocratiche. Per evitare di commettere errori può essere utile consultare uno specialista del settore, che possa supportare l’imprenditore nel percorso di avvio della nuova società.
Lo staff di Contributi PMI mette a disposizione degli utenti una consulenza completamente gratuita per analizzare il business plan e valutare i costi e gli eventuali imprevisti. Un team di esperti è pronto a offrire i propri consigli ed esperienze al futuro imprenditore, per rendere più semplice il suo cammino nel mondo della ristorazione.
Infine, il team di Contributi PMI offre all’imprenditore anche la possibilità di godere dell’aiuto di esperti del settore per la richiesta di prestiti o di un finanziamento a fondo perduto.